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Posto che non si può vivere senza dormire adeguatamente, la quantità di sonno necessaria a una persona è una questione soggettiva e varia anche a seconda dell’età dell’individuo. La regola popolare delle “otto ore di sonno filato” potrebbe quindi non applicarsi a tutti.
I ricercatori hanno comunque delineato una fase di “sonno essenziale”, costituita dalle prime quattro-cinque ore, delle quali non si dovrebbe mai fare a meno. Corrisponde ai primi tre cicli completi di sonno, profondo e ristoratore, ed è il minimo che una persona ha bisogno per stare bene. Altre quattro o cinque ore di sonno sono, sempre secondo i ricercatori, opzionali: per alcune persone sono necessarie per star bene, mentre altre, al contrario, si sentono addirittura stanche e intontite dopo un sonno prolungato. Si riscontrano in questo caso delle piccole differenze di genere: in media le donne stanno meglio se riescono a dormire un’ora in più rispetto a quanto avvertito necessario dagli uomini, ma hanno una maggiore elasticità del sonno (caratteristica che torna utile negli ultimi mesi di gravidanza o quando devono accudire un bambino nel primo anno di vita). Oltre alla questione delle ore di sonno, c’è anche quella dell’orario scelto per coricarsi e per alzarsi. È molto conosciuta la distinzione tra le persone dette “allodole” (che si alzano presto e vanno a letto presto, concentrando le attività nelle prime ore della giornata) e le “civette”, che invece prediligono alzarsi tardi ma sono più produttive e concentrate nel pomeriggio e di sera. Dormono lo stesso numero di ore, ma i loro livelli di energia sono molto diversi durante la giornata.
Altra caratteristica soggettiva, un vero e proprio talento che benedice alcuni, è la capacità di addormentarsi in qualsiasi momento e luogo: si tratta dei “dormitori insensibili”, molto invidiati di certo dai “dormitori sensibili” che invece si addormentano solo in certe condizioni e che si risvegliano al minimo stimolo, impiegandoci poi molto tempo per ricadere nel sonno. Anche se cambia da persona a persona la necessità di dormire cinque o otto ore, anche se c’è chi avverte il sonno molto presto e chi regge benissimo le ore piccole, una regola vale per tutti: la continuità. È solo il sonno senza interruzioni a essere davvero ristoratore.
Il bisogno di dormire varia con l'età
Il sonno dei bambini spesso viene avvertito dai genitori come un vero e proprio problema, e questo anche perché viene giudicato con parametri “adulti”. È invece normale che i bambini fino a 3-4 anni sperimentino frequenti risvegli notturni, perché le fasi REM (nelle quali si sogna e il sonno è più leggero) sono preponderanti rispetto alle fasi non-REM (di sonno profondo). I bambini, in totale, dormono molto di più degli adulti: i neonati anche 15-18 ore al giorno, che diventano 14-15 verso l’anno e 12-14 fino ai tre anni. 11-13 ore sono indicate dai tre ai cinque anni mentre fino ai dieci anni i bambini in genere hanno bisogno di dormire 10-11 ore. Dopo questa età, però, non è il caso di dare il via libera alle ore piccole: la privazione di sonno durante l’adolescenza non porta solo a sonnolenza e cali di concentrazione durante il giorno. Nella seconda decade di vita il nostro cervello subisce un ampio processo di riorganizzazione: per dirlo in poche parole, subiamo uno sfoltimento delle sinapsi che rappresenta la perdita di elasticità mentale e capacità di apprendimento (caratteristiche del bambino, il cui cervello sovraproduce sinapsi), a favore però di una maggiore velocità ed efficienza nell’elaborare le informazioni. Uno studio della della School of Medicine and Public Health dell’Università del Wisconsin-Madison ha verificato che le alterazioni del ciclo sonno-veglia sono in grado di alterare l’anatomia del cervello degli adolescenti, influenzando il numero delle sinapsi che si formano o vengono eliminate.
Un altro mito da sfatare è che gli anziani, per loro natura, dormano poco perché ne hanno meno bisogno. Non è così: è un fatto che le persone anziane tendano a svegliarsi più spesso e ad avere il sonno più leggero, ma questo non vuol dire che devono rinunciare al giusto quantitativo di ore di riposo.
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